Inutile nascondersi dietro un dito, quello che descrivete è un "fenomeno" comunissimo... come diceva Simona, anche i più illustri concertisti sono "schiavi" di tutto ciò.
Da non confondere con la capacità di leggere, anche con ottimi risultati, brani a prima vista; di solito tutto funziona con brani molto al di sotto della nostra reale portata e non di sicuro in occasioni tipo un concerto.
Per cui, dopo una breve pausa di rassegnazione, posso aggiungere solo alcune considerazioni:
- i brani maturano continuamente (e migliorano) anche se non li suoniamo, per cui i tempi di "ripresa" sono inferiori dei tempi di primo studio ... e poi si risparmiano i tempi di analisi e diteggiatura
- il risultato è sempre superiore al precedente, aumenta la sicurezza, ed i due aspetti migliorano "ad ogni volta successiva"
- alcuni brani sono "scritti proprio per noi", per cui il lavoro di ripresa è vissuto in forma leggera ... per altri bisogna quasi rincominciare da capo
- alla fine con gli anni si ottiene un repertorio che ci permettere di essere "incisivi" con pochissimo tempo di preavviso
Per il resto, studiare ... studiare ... studiare
Frank